I tratturi e le aree boschive per una nuova narrazione dell’Abruzzo: domenica al Festival della Partecipazione a Palazzo Fibbioni si è svolto l’incontro “Narratorio: raccontare il territorio partendo dalle sue risorse”.
Il territorio aquilano possiede infatti un vasto patrimonio paesaggistico: ne sono un esempio le 5 faggette vetuste (Val Cervara,Moricento, Coppo del Principe, Coppo del Morto, Cacciagrande) del Parco nazionale d’Abruzzo riconosciute dall’Unesco come patrimonio dell’umanità. Numerosi gli interventi ai tavoli multistakeholder, moderati da Ilaria Grappasonno di Metis Community Solutions, nell’ambito del percorso Piazze della Partecipazione.
Carlo Catonica, dell’Ente Parco Nazionale del Gran Sasso e dei Monti della Laga, ha ricordato come il 30% del territorio sia occupato dai boschi mentre il 50% dalle praterie, che storicamente hanno favorito l’allevamento e la produzione di lana, attiva dai tempi della signoria dei Medici. Una tradizione ripresa dal progetto “Pecunia”, “pecora” in latino, che valorizza le filiere di produzione della lana e conserva la biodiversità dei luoghi in cui si sono sviluppate.
A proposito di salvaguardia della biodiversità, è stato presentato il metodo “La foresta modello” attuato dall’associazione “Ilex”: un esempio di gestione partecipata di un’area forestale o agricola in cui soggetti pubblici e privati collaborano attraverso progetti concreti per mantenere il “mosaico rurale” del territorio.
L’associazione “ProNatura” si è soffermata sugli esempi delle città di Vancouver, in Canada, e Oslo, in Norvegia: esempi di come la conoscenza del territorio possa trasformarsi in suo fattore di difesa, anche attraverso l’utilizzo di fonti di energia alternative sostenibili e non dannose. Coletta Pace, docente all’università de L’Aquila, ha definito il verde urbano sia come luogo d’incontro, sia come sito adatto per la fenologia, ovvero la scienza che si occupa dei pollini nell’aria. Ha quindi proposto il modello “Misurina”, che monitora la qualità dell’aria per poterla certificare come salubre. Michela Vignini, componente dell’associazione culturale “Domus de Jana” ha invece proposto un ponte comunicativo tra competenza e diffusione: la cultura informata.
L’accessibilità al territorio è sinonimo di partecipazione fin da bambini: essere consapevoli dei problemi che ci allontanano dal raggiungimento del bene comune, ci consente di combattere per trovare soluzioni e portarle avanti nel tempo. E scoprendo la storia del nostro territorio riconosciamo la nostra.
A cura di Marta Cipriani