Siamo sicuri che le emozioni e la ragione siano contrapposte? Da questa domanda è partito il dibattito dedicato alla comunicazione (anche) politica all’interno del Festival della Partecipazione. Un incontro all’università de L’Aquila a cui hanno partecipato il direttore dell’Osservatorio di Comunicazione Politica dell’università di Torino Cristopher Cepernich e i videomaker napoletani The Jackal, incalzati dalle domande del comunicatore Dino Amenduni.
«Le emozioni hanno anche una funzione razionale» ha sottolineato Cepernich «Perché ci spingono ad avere comportamenti che agiscono in una direzione piuttosto che in un’altra». Il punto è che, ha evidenziato Amenduni, «Oggi sembra che non si possa fare comunicazione politica senza arrendersi ad un modello in cui siano solo le emozioni negative a fare la differenza».
È davvero così? Le emozioni negative come rabbia, ansia, odio e paura sembra producano più consensi, perlomeno online, perché i social network ci chiedono prima di reagire (con un like) e poi di agire, ottenendo reazioni quasi in tempo reale. «In realtà» ha affermato Cepernich «Sono sempre l’ansia e la paura che nel medio periodo spingono ad informarsi meglio, se si supera il blocco iniziale». Il punto sembra quindi spostarsi verso a chi si indirizza “l’odio”: l’avversario politico o le fasce deboli della popolazione?
È emerso dal dibattito che una comunicazione costruttiva, basata su emozioni positive come gioia, fiducia, speranza, richiede più tempo e fatica. E in un contesto come quello politico, competitivo su temi controversi, è più facile basarsi su una propaganda di odio e ansia piuttosto che di informazione e lunga visione.
A raccontare la loro esperienza di comunicazione emozional-positiva sono stati Ciro e Simone, due ragazzi napoletani meglio conosciuti come “The Jackal”, dal nome del loro canale Youtube su cui caricano video ironici e divertenti anche a sfondo sociale. «Cerchiamo di rispettare sempre il nostro pubblico, ci sforziamo di coinvolgerlo tenendo d’occhio le tendenze del momento ma senza mai diventare ripetitivi. Il linguaggio ironico» hanno sottolineato «Serve a far pensare anche a cose importanti superando la paura. In questo, la nostra community ci aiuta». Un linguaggio che insieme a dei format progettati per intrattenere ed informare ha permesso ai “The Jackal” di mantenere un’ottima reputazione.
“Reputazione”: una parola importante che oggi è stata ripetuta spesso. Perché non è solo la comunicazione a far vincere le elezioni ai politici, ma lo è anche la loro credibilità: nel momento in cui l’elettore apprende di una notizia alla tv o sul web, ne discute con chi gli è vicino, e la sua decisione non è così immediata come si può pensare e non dipende solo dal mezzo (tv o web) con cui l’informazione viene trasmessa.
Con un sorriso, è stato ricordato che Aldo Moro concesse 4 interviste in tutta la sua vita, quasi quanto un politico contemporaneo ne rilascia in una settimana: un sovraccarico informativo in cui le barriere che abbiamo sempre alzato contro ciò che non ci piace (per esempio, quando cambiamo canale perché c’è la pubblicità) stanno diventando mura ciclopiche.
Ma se provassimo a concentrarci di più sul contenuto del messaggio piuttosto che sul suo contorno di rabbia e paura, forse potremmo maturare decisioni più sagge e diventare cittadini davvero partecipi e attivi.
A cura di Margherita Baldi