di Giovanni Moro, presidente FONDACA
Forse non c’è oggi, in Italia, un termine così tanto utilizzato e così poco chiaro nei suoi caratteri, nei suoi contorni e nelle sue manifestazioni come “partecipazione”. In sovrappiù, paradossalmente, quando si parla di partecipazione è proprio la voce dei cittadini che è spesso assente in un coro che discute o pontifica su cosa i cittadini dovrebbero fare, ignorando quello che concretamente fanno. E infine, in molte delle forme che vengono proposte come modelli di partecipazione, i protagonisti sono le istituzioni pubbliche, cosicché la partecipazione dei cittadini non è fatta da loro ma da qualcun altro.
Superare questi problemi è in un certo senso la ragion d’essere del Festival, attraverso la molteplicità di eventi che metteranno in contatto idee, esperienze, progetti, risultati della ricerca. È importante che ciò sia promosso da organizzazioni come ActionAid, Cittadinanzattiva e Slow Food Italia, visto che troppo spesso le organizzazioni civiche, soverchiate dalla loro agenda quotidiana, finiscono per delegare la interpretazione di se stesse ad altri, rischiando di subire interpretazioni riduttive, ideologiche o libresche. Nelle conoscenze e nelle esperienze dei cittadini organizzati, invece, c’è molto più di quello che si suppone, specialmente in un paese come il nostro di cui tutto si può dire salvo che ci sia una crisi delle forme partecipative; semmai una loro moltiplicazione e dispersione. È proprio per questo che è importante trovarsi a L’Aquila.