La partecipazione è un elemento complesso ed è una parola che di questi tempi viene usata come “il prezzemolo”: si parla di progettazione “partecipata”, di comuni partecipati e assessorati alla partecipazione, di genitori che partecipano ai consigli scolastici, della partecipazione dei cittadini negli incontri pubblici, di relazione tra cittadini e istituzioni. Si discute molto di come la partecipazione possa funzionare, di un concetto della partecipazione che vada oltre quella che passa dal voto e dalle rappresentanze politiche. Al centro di una società sempre più “dis-intermediata”, la partecipazione è anche uno strumento “faticoso”: richiede confronto, inclusione, ascolto. Richiede che si mettano a frutto le proprie competenze e esperienze e se non le si hanno, che ci si applichi per acquisirle.
In parallelo però le nostre democrazie sembrano sempre più lente a rispondere alla “necessità di partecipazione” dei singoli, cittadini. Anzi emerge talvolta il tentativo di ridurre i cittadini solo a spettatori o a “sorveglianti” dei leader, dei partiti, delle rappresentanze politiche.
C’è un luogo aperto, un laboratorio, un emporio dove si discuterà di tutto questo e anche di più. Un luogo dove si incontreranno cittadini, aquilani e abruzzesi, ma anche turisti curiosi, partner privati e pubblici, media tradizionali e nuovi, mondo della ricerca, della cultura. All’Aquila, dal 6 al 9 luglio, torna la seconda edizione del Festival della Partecipazione: l’intento anche per questa stagione è quello di creare un luogo di confronto serrato e profondo, raccontare le mille esperienze concrete di partecipazione dei cittadini e capire quali possono essere gli elementi di apprendimento da condividere. Quattro giorni di “politica dal basso”, aperta davvero a tutti, fatti di confronti, conferenze. Laboratori, musica, teatro e cibo. Tutto promosso da ActionAid, Cittadinanzattiva e Slow Food Italia, insieme al Comune dell’Aquila.
Non per caso abbiamo scelto “Cittadini di serie A”, come sottotitolo per questa seconda edizione: perché in un paese dove aumentano sempre più le disuguaglianze sociali, lo scopo del lavoro quotidiano delle nostre organizzazioni ma anche la ragion d’essere del Festival è che non esistano più cittadini di serie B.
Oggi la parola democrazia è spesso associata al diritto di voto e alla possibilità di scelta elettorale. Ma è bene riportare alla mente il senso più profondo e vero della parola: il potere delle persone, delle comunità e per questo la democrazia è un esercizio faticoso, che può e deve essere vissuto quotidianamente nella partecipazione e non solo eleggendo o delegando qualcuno. Noi pensiamo che non possa esserci una piena democrazia di qualità senza partecipazione. E dall’Aquila vogliamo chiamare l’Italia a ripensare il proprio futuro, a trasformare la protesta in proposta per migliorare, insieme, la società e il mondo in cui viviamo.
Ci vediamo all’Aquila!