È possibile istruire un processo al non-profit? È successo sabato 13 nell’aula magna dell’università de L’Aquila: un “processo di parole” a cura della Federazione Relazioni Pubbliche Italiane (Ferpi) e dell’Associazione per la Retorica. Un evento per analizzare le critiche che ogni giorno vengono rivolte alle organizzazioni non-profit ed individuare eventuali responsabilità da parte delle istituzioni, dei media e cittadini ed, infine, delle organizzazioni stesse.
Per esaminare al meglio il ruolo di queste tre categorie, il gioco retorico ha previsto per ciascuna un dibattito di due round: al termine del primo, la parte “a favore” si è impegnata nell’argomentare contro. Una specie di “voltagabbana programmati”.
Il rapporto tra istituzioni e non-profit è stato discusso dai senatori Stefania Pezzopane e Gaetano Quagliariello: è emerso come nonostante siano stati fatti dei passi avanti per andare incontro alle richieste di semplificazione della burocrazia, resti necessario evidenziare in modo ancor più netto il confine tra profit e non-profit, per evitare che emergano informazioni non chiare che possano screditare l’immagine delle associazioni. In questo contesto diventa fondamentale il controllo sulla giusta applicazione delle leggi già esistenti.
Il secondo intervallo ha riguardato la sfiducia crescente: negli ultimi mesi le organizzazioni sono state accusate, anche da rilevanti personalità della politica italiana, di favorire fenomeni di irregolarità. In particolare, sono state prese di mira alcune Organizzazioni Non Governative definite come “taxi del mare”.
È colpa delle informazioni che ogni giorno riceviamo dai media o è nella natura dei cittadini stessi mettere in dubbio l’integrità di chiunque mostri operosità ed impegno? Di questo argomento si sono occupati Giorgina Cantalini, attrice, e Paolo Di Giannantonio, giornalista. È emerso come spesso gli italiani siano capaci di essere protagonisti di atti di assoluta generosità attraverso l’impegno in attività di volontariato e partecipazione ma di come alcuni cerchino di screditare tali comportamenti, facendoli passare come tentativi per ottenere mera visibilità. Per Cantalini «Esistono tre tipologie di “sindromi” che sempre più spesso sembrano affliggere una parte dei cittadini: quella del somaro, del tossico e dell’extraterrestre». La prima spinge a criticare in maniera passiva e con rabbia chi dimostra dedizione ad una causa, piuttosto che impegnarsi e dare il proprio contributo; la seconda, dettata dall’eccitazione momentanea, ricerca in tutti i modi possibili la notizia shock, il tweet adrenalinico, dando meno risalto ad annunci meno eclatanti, ma in sostanza più concreti; la terza porta ad identificarsi esclusivamente nella propria categoria, rinunciando a prendere visione di realtà differenti. Tutt’e tre le “sindromi” portano a far diminuire la partecipazione e le relazioni sociali e ad innalzare i muri dell’intolleranza.
Nel terzo, ed ultimo, momento dell’incontro si sono confrontati Marco De Ponte, segretario generale di Action Aid Italia, e Paolo Tella, coordinatore di Cittadinanzattiva L’Aquila. Nel corso degli scambi è emerso come senza le azioni di volontariato sarebbe difficile per lo Stato mantenere un welfare efficiente e che spesso le contestazioni sono frutto di una non corretta informazione. Uno dei luoghi comuni che maggiormente infiammano il dibattito è la questione dei finanziamenti che lo Stato verserebbe a queste organizzazioni non-profit: in realtà molte di queste associazioni non ricevono alcun finanziamento statale, facendo leva solo sulle donazioni dei singoli individui. Alle provocazioni riguardanti le accuse di “buonismo” i relatori hanno risposto dicendo che il volontariato ha come unico scopo quello di lavorare per il bene comune, per poter riequilibrare le diseguaglianze che il mondo sta facendo emergere.
Terminati gli interventi e giunti alla conclusione del processo, la platea ha avuto l’arduo compito di giudicare mediante un “sofisticato” strumento di fonometria: gli applausi. Verdetto finale? Innocente.
A cura di Giorgio Spagnoli